Tiziano.Dalla rivoluzione del colore nelle opere giovanili, alla evoluzione drammatica nelle opere della senilità

Lezione della Prof.ssa Nadia Spogli

26 ottobre 2022

Mercoledì 26 ottobre 2022 la Professoressa Nadia Spogli ha tenuto una lezione per i Soci di Università Terza Età Città di Gubbio su Tiziano. "Dalla rivoluzione del colore nelle opere giovanili, alla evoluzuione drammatica nelle opere della senilità."

Tiziano Vecellio  (Pieve di Cadore, 1490 circa - Venezia, 1576) fu uno dei più grandi artisti del Cinquecento, non soltanto dell’arte veneta, ma di quella europea: basti pensare all’influenza che ebbe su Rubens.  La sua importanza nella Storia dell’Arte è paragonabile a quella di Raffaello, di Michelangelo o di Leonardo da Vinci

 

Egli rinnovò la pittura tonale veneziana, per condurla ad alti livelli, trasfigurando  la solennità e la pacatezza dei dipinti di Giorgione, fino a produrre opere piene di espressività, colore ed energia, passando dalla  pittura religiosa alle raffinate allegorie, dai soggetti mitologici alla ritrattistica, tanto da diventare uno dei pittori più richiesti del suo tempo. (continua a leggere)

Fu artista e imprenditore. Gestiva infatti l’attività della sua  bottega, piena di aiutanti e collaboratori,  come un’azienda,  trattava da pari con i committenti, tutti di altissimo livello, godendo di altissima considerazione e accumulando notevoli ricchezze.

 

Tiziano, che visse quasi novant’anni,  non smise mai di proporre innovazioni . Si spense negli anni Settanta del Cinquecento, quando ormai la stagione rinascimentale si era conclusa, si era già in pieno Manierismo e Tintoretto, di una generazione più giovane, aveva quasi sessant’anni .

 

Nato a Pieve di Cadore, rimane nella sua terra natale fino circa ai dieci anni d’età: intorno al 1498, infatti, si trasferisce a Venezia da uno zio di nome Antonio, divenendo allievo di Gentile Bellini, poi di Giovanni Bellini e collaborando poi con Giorgione,con il quale esegue gli affreschi del Fondaco dei Tedeschi.

 

Nel 1510  si trasferisce a Padova e nel 1511 comincia a lavorare alla sua prima opera autonoma importante: gli affreschi per la Scuola del Santo, grazie ai quali si mette in luce presso i potenti della Repubblica di Venezia, che nel  1513 gli affidano l’esecuzione della Battaglia di Cadore per il Palazzo Ducale,

 

Diventato nel 1516 pittore ufficiale della Repubblica di Venezia, comincia a ricevere incarichi di grande prestigio, quali la realizzazione dell’Assunta per la chiesa dei Frari di Venezia. Lavora  anche a Ferrara per il duca Alfonso d’Este e per i Gonzaga di Mantova.

L’anno seguente si dedica ad  una delle sue opere più famose, la Pala Pesaro, che verrà terminata nel 1526.

 

Negli anni Venti inizia la sua amicizia con Pietro Aretino, che dura fino alla  scomparsa del  grande letterato  toscano, avvenuta nel 1556:  insieme a Jacopo Sansovino daranno vita a quel “triumvirato” che riuscirà a orientare la vita artistica e culturale della Venezia della metà del Cinquecento.

 

Nel 1525 Tiziano si sposa con Cecilia Soldano (che morirà solo cinque anni più tardi) e nel 1530, grazie anche al tramite di Pietro Aretino, il pittore entra in contatto con l’imperatore Carlo V, per il quale eseguirà diversi ritratti.

 

Sono degli anni Trenta alcune delle sue opere più note, per esempio i ritratti dei duchi di Urbino e la celebre Venere di Urbino.

 

Nelgli anni Quaranta inizia a lavorare per papa Paolo III a Roma, dove conosce Giorgio Vasari, ma è osteggiato da Perin del Vaga e da Sebastiano del Piombo, quest’ultimo suo rivale fin dai tempi in cui i due erano collaboratori di Giorgione.

 

A metà degli anni Cinquanta inizia a lavorare per il futuro re Filippo II di Spagna, ma nel 1551 torna definitivamente a Venezia, dove muore il 27 agosto del 1576, durante un’epidemia di peste: la sua ultima opera, la Pietà oggi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, verrà terminata da Palma il Giovane.

 

OPERE

Tiziano si mette in luce fin da giovane con alcuni capolavori giovanili, tra i quali si potrebbe citare il Concerto campestre, del 1510 circa, conservato al Louvre.  

È uno dei maggiori esempi della pittura tonale, ovvero la tecnica messa a punto in Veneto a partire da Giovanni Bellini. Nei dipinti non c’è una prospettiva scientifica regolata dal disegno come avviene nella contemporanea pittura toscana, né esiste il contorno.

E’ il colore che crea gli effetti plastici ed è anche il colore che crea l’effetto della profondità.

Tiziano prende spunto da Giorgione tanto che spesso l’ opera è stata attribuita spesso  proprio al Giorgione.

Compaiono già i temi allegorici che l’artista avrebbe affrontato anche più avanti, con diversi suoi capolavori, ad esempio l’Amor sacro e Amor profano, opera sostenuta da un importante impianto filosofico e letterario, che l’artista ebbe modo di approfondire grazie anche ai suoi numerosi legami con i maggiori intellettuali del suo tempo.

 

La grande novità apportata da Tiziano si ha della Pala di Pesaro  che chiude la stagione del Rinascimento più solenne, equilibrato e armonioso ed è un’opera dal carattere teatrale e celebrativo. Qui il pittore  abolisce la classica impostazione prospettica centrale, collocando la Madonna non più al centro ma  a destra e orientando le figure verso di lei, poiché il dipinto doveva essere guardato di lato. I colori sono molto luminosi, prevalgono le tonalità del rosso, il “rosso Tiziano”.

 

Il Tiziano più intimo emerge in opere quali Flora conservata agli Uffizi, interpretata come una allegoria del matrimonio.  Per lui la donna è portatrice di amore, l’ amore coniugale in particolare, senza perdere la dimensione erotica che, in questo dipinto, emerge da uno dei seni scoperto, allusione sia alla fedeltà della sposa, sia alla dimensione carnale della donna.

 

La mitologia, la ritrattistica, l’ultimo Tiziano

Tra i dipinti più famosi di Tiziano  è la Venere di Urbino, eseguita per Guidobaldo II Della Rovere nel 1538. La Venere è sdraiata sul letto, in posa molto sensuale, guarda l’osservatore, una mano tiene dei fiori e l’altra è appoggiata sul pube, ai piedi un cane e sullo sfondo una terrazza e due serve che stanno cercando qualcosa in una cassa. Potrebbe trattarsi di un’ allegoria della sposa, nella sua doppia anima di moglie fedele e sensuale allo stesso tempo.

 

Altro filone fondamentale nella produzione tizianesca è quello della ritrattistica, in cui il pittore esprime la sua capacità di introspezione psicologica, riuscendo a penetrare nel personaggio ed evidenziando nella sua espressione un tratto del carattere.

Nel ritratto di Pietro Aretino, per esempio, l’espressione di fierezza, quasi di superbia, è riflesso del carattere del grande letterato.

Un’altra caratteristica dei suoi ritratti, che si rifanno a quelli di  Antonello da Messina, è l’utilizzo del fondo scuro, che influenzerà gran parte della ritrattistica successiva.

 

Nell’ultima fase della sua carriera , con  capolavori come il Martirio di san Lorenzo, il Supplizio di Marsia, l’Incoronazione di spine, Tiziano porta al culmine l’elemento drammatico, con pennellate larghe e  instabili,  colori più cupi, un tangibile senso di tragedia. I dipinti tra la fine degli anni Sessanta e il 1576, anno della sua morte, presentano impasti molto densi e il pittore a volte interviene direttamente sul dipinto con i famosi “sfregazzi delle dita”,  come dice Jacopo Palma il Giovane, allievo di Tiziano, che terminò l’ultima opera, la Pietà, del 1576.