"Segamo la Vecchia 2023"

"Segamo la Vecchia", per i Soci dell'Università della Terza Età Città di Gubbio" mercoledì 15 marzo 2023. 

L' evento conviviale di Metà Quaresima, riproposto dopo l'interruzione dovuta alla pandemia, trova memoria in una popolazione che cerca di mantenere vivi i contatti con la propria storia: è quella della “Vecchia,” rappresentata da un dolce  (solitamente una crostata a forma di "Vecchia" riccamente decorata) che viene consumato nel giorno in cui cade la metà esatta del tempo di Quaresima.

Nei forni e nelle pasticcerie eugubine ci si avvantaggia con qualche giorno d’anticipo per proporre tanti dolci originali e colorati che fanno la felicità di grandi e bambini.

Fino ad alcuni anni fa veniva organizzato anche un evento in corso Garibaldi dal titolo “Segamo la Vecchia,” organizzato dal Centro della Gioventù, in cui veniva segata una Vecchia di grandi dimensioni con relativo assaggio da parte dei convenuti.

Si tratta di una tradizione ancora viva nel nostro territorio, collegata alla Vecchia di mezza Quaresima, una figura molto importante nel folclore italiano. Ma quali sono le origini di questa tradizione e quali sono i significati che si nascondono in questa rappresentazione?


Storia e folclore

La figura della Vecchia è strettamente legata alla Quaresima, il periodo di quaranta giorni che precede la Pasqua, un periodo di digiuno, preghiera e penitenza che prepara alla Pasqua e alla Resurrezione.

Ma la Quaresima è anche fortemente legata al calendario agrario e al mondo contadino: è infatti il periodo in cui termina l’inverno, la terra si prepara alla primavera e alla rinascita delle messi, è quindi l’ultimo periodo di digiuno e di scarsità.

In questo contesto la “Vecchia” rappresenta l’inverno, il digiuno, l’anno vecchio da scacciare e da “uccidere” simbolicamente per permettere l’arrivo della nuova primavera e far rinascere le messi, nel ciclo delle stagioni che consente la crescita dei nuovi raccolti.

La Vecchia  nella tradizione poteva essere un fantoccio con sembianze umane portato in trionfo per le vie cittadine, accompagnato da folle chiassose, scampanate e baldorie (ecco il  legame con il Carnevale) oppure un tronco di quercia (ecco il legame con il ceppo di Natale e con la Befana).

L’atto della sua sconfitta era celebrato con varie tipologie di cerimonie che comprendevano il segare, il bruciare, l’annegare e altre azioni simili.

Un rituale magico, quindi, per scacciare la cattiva stagione e invocare la primavera, che è il fulcro del mondo agricolo, e la Pasqua, che è il l’evento principale della tradizione cristiana.

 

Diffusione e sopravvivenze

Per via dello stretto legame con il mondo agricolo e con la Pasqua cristiana, la Vecchia gode di una vasta diffusione in tutta Italia. Dalla Lombardia alla Campania, la Vecchia può essere portata in trionfo, segata durante una cerimonia, spaccata oppure bruciata in un falò. L’atto del segare si svolge tendenzialmente a metà della Quaresima, dimezzando simbolicamente il periodo di digiuno e il periodo di attesa per l’arrivo della primavera.

In alcuni territori, come la Valdichiana, la tradizione è sopravvissuta a lungo nella forma di spettacoli itineranti, in cui i giovani si spostavano di podere in podere e portavano il fantoccio nelle aie per mettere in scena il “Sega la Vecchia”, ricevendo in regalo uova, vino e altri prodotti agricoli.

Dagli spettacoli itineranti agli spettacoli teatrali il passo è breve: la Vecchia è una tradizione che sopravvive tuttora in forme di teatro contadino, la cui eredità è raccolta e portata in scena da compagnie popolari.

E’ facile assistere ad una rappresentazione sullo stesso tema anche in buona parte dei dintorni di Perugia. A Paciano, per esempio, è ancora in voga un rito antichissimo che riprende una farsa precristiana, “Sega la vecchia” messa in scena di Quaresima ma di matrice carnascialesca.

Si svolge in concreto così. Un gruppo di uomini sommariamente mascherati si reca da una cascina all’altra per recitare l’antica farsa. La recita è improvvisata dai contadini attori su un canovaccio tradizionale noto a tutti; il tono è sempre farsesco come se l’unico scopo della rappresentazione fosse quello di far ridere gli spettatori. Eppure “Sega la vecchia” è stata molto più di una farsa. La sua comicità elementare, oggi fine a se stessa, un tempo nascondeva un’intenzione magica ed era espressione di credenze più antiche del cristianesimo. Attraverso l’azione scenica, i contadini intendevano celebrare la fine dell’inverno e provocare la comparsa di una nuova primavera.

 

Abbattere la Vecchia esprime l’antico desiderio delle civiltà contadine di interrompere con un taglio netto il processo di progressivo invecchiamento della natura di cui l’inverno sembrava essere una diretta conseguenza. Infatti, solo la morte della vecchia stagione poteva aprire la strada alla primavera.