Storie, leggende e misteri nel Parco di Monte Cucco
Storie, leggende e misteri nel Parco di Monte Cucco
Lezione del Prof. Euro Puletti
8 Ottobre 2025
"Storie, leggende e misteri nel Parco del Monte Cucco" di Euro Puletti
È un viaggio affascinante, un'immersione profonda nella memoria orale dell'Appennino umbro, quello offerto da Euro Puletti con il suo libro "Storie, leggende e misteri nel Parco del Monte Cucco. Indagine su tradizioni, credenze e superstizioni popolari" (Edizioni Accademia dei Romiti).
L'opera, presentata mercoledì 8 ottobre 2025 con successo presso l'Università della Terza Età di Gubbio, non è semplicemente una raccolta, ma un vero e proprio lavoro di antropologia culturale e ricerca storica che restituisce l'anima più segreta e suggestiva del Monte Cucco e delle comunità che lo abitano.
L'Anima Misteriosa del Monte
Puletti, forte di una quarantennale esperienza nella raccolta di testimonianze, riesce a tessere una trama avvincente dove il soprannaturale e il quotidiano si incontrano. Tra le pagine rivivono:
Antiche Leggende, Storie popolari e Miti: Racconti di esseri fantastici e narrazioni su antichi abitanti della montagna, che spiegano in modo popolare fenomeni naturali come quelli carsici.
Superstizioni e Credenze: Indagini su tradizioni popolari, dai toponimi che rimandano a presenze considerate maligne a quelli legati a località benefiche dove si svolgevano riti sacri.
Un Ponte tra Passato e Presente
Il grande merito di Puletti è quello di aver saputo trasformare un'indagine rigorosa in un'opera accessibile e appassionante. Il volume si propone come un punto di riferimento per chi desidera esplorare il Parco non solo attraverso i sentieri e le grotte (come la celebre Grotta di Monte Cucco), ma anche attraverso la parola di chi ha custodito e tramandato questa inestimabile eredità.
La cura nell'edizione, con un lodevole lavoro grafico e narrativo, rende il libro non solo un documento storico, ma anche un oggetto bello da leggere e da vedere. È un volume consigliato a chiunque voglia scoprire che ogni luogo ha un'anima, specialmente i monti, e che basta saperla ascoltare attraverso le voci del passato.
La Leggenda del Gigante Monte Cucco
Nel volume, Euro Puletti descrive il Monte Cucco stesso come un "gigante silenzioso" e, in senso figurato, un custode della storia locale e un mediatore.
Il Gigante come Simbolo: Il Monte Cucco viene elevato a protagonista, una figura imponente che, nel corso dei secoli, ha assistito a scontri di forze antagoniste (tra il bene e il male, tra la montagna e le valli) ma che è riuscito a ricucire le fratture e a mantenere l'equilibrio tra gli opposti.
Custode di Memorie: Il Monte leggendario è visto come un "campo di battaglia" e, allo stesso tempo, un "santuario naturale" che custodisce un'antica saggezza. Questa interpretazione del Monte Cucco come entità vivente e poderosa è centrale nelle tradizioni locali.
I cinque Spacchi del Diavolo e il Paladino Orlando
Una delle leggende più note riguarda l'origine di cinque profonde fenditure presenti sul Monte Poggio Foce, chiamate "I Cinque Spacchi del Diavolo".
La Versione del Diavolo: La tradizione più antica narra che il Diavolo, passando "furiosamente" una notte per il Monte Cucco, diede una "gran manata" al margine del Monte Poggio Foce, lasciando per sempre l'impronta delle sue cinque dita.
La Versione di Orlando: Un'altra versione popolare, legata alla presenza di un "Col d'Orlando" nelle vicinanze, attribuisce le fenditure al paladino Orlando. Sconfitto in duello dal gigante Sanìa o Golia, Orlando sfogò la sua rabbia assestando cinque potenti colpi con la sua spada, la Durlindana, sulla viva roccia, creando così gli "spacchi".
La Leggenda della Grotta di Sant'Agnese
Nel contesto del Monte Cucco la storia di Sant’Agnese si distacca dalla figura della santa martire romana per assumere i contorni di una leggenda popolare locale legata a una specifica cavità carsica: la Grotta di Sant'Agnese (situata sul versante occidentale, vicino a Costacciaro).
Questa leggenda è uno degli esempi più affascinanti di come il folclore locale abbia "cristianizzato" o interpretato i fenomeni naturali, ed è spesso narrata nelle opere dedicate ai misteri del Monte Cucco.
La Giovane Agnese e il Voto
La protagonista della storia non è la santa romana, ma una giovane e pia pastorella del villaggio di Costacciaro, chiamata Agnese. Agnese era molto devota e, nonostante il divieto del padre, si recava spesso nella grotta isolata (che un tempo era stata rifugio per il santo Tommaso protettore di Costacciaro), immersa nel bosco, per dedicarsi alla preghiera e alla meditazione.
Il Tradimento del Pastore
Un giorno, mentre si trovava nella grotta, Agnese fu sorpresa da un pastore che si aggirava con il suo gregge. La fanciulla lo pregò disperatamente di mantenere il segreto sulla sua frequentazione del luogo di culto, temendo la reazione del padre.
Tuttavia, il pastore non rispettò la promessa e, per qualche motivo (forse malignità o gelosia), rivelò al padre di Agnese il suo nascondiglio segreto.
La Maledizione e la Pietrificazione
Quando Agnese venne a sapere del tradimento, prima di morire, lanciò una maledizione contro il pastore, il suo gregge e il suo cane. Alle sue parole, il pastore, l'intero gregge di pecore e l'animale rimasero improvvisamente pietrificati.
La Prova Rocciosa
Ancora oggi, questa storia viene ricordata e "documentata" sul posto dalla presenza di una particolare formazione rocciosa chiamata "Le Pecore Tarmìte" (ossia, le pecore pietrificate). In particolare, si dice che una delle rocce, che presenta una forma vagamente umana, sia proprio il corpo del pastore che fu trasformato in pietra dall'ultima preghiera o maledizione della giovane Agnese.
La leggenda del “Diantene" de Monte Cucco
Il Diantene è un personaggio leggendario centrale nella tradizione popolare locale e si presta ad una definizione ambivalente e sfaccettata.
1. Identità e Aspetto
Definizione: Il Diàntene è descritto come un personaggio leggendario, un fauno o una creatura simile.
Aspetto: Viene raffigurato come un "pelamo roscio" (pelo rosso) con una barbona sardonica e falcata, i capelli lunghissimi e i calzoni sempre sciolti ai quattro venti.
2. Il Nome e il Ruolo nella Tradizione
Eufemismo del Diavolo: Il termine Diàntene (o Diàntine, Diàncine, Diàntone) rappresenta un eufemismo per evitare di pronunciare il nome vero del diavolo. Si usava per alleggerire o "attenuare" la temibile e insidiosa presenza demoniaca.
Intervento di Puletti: Euro Puletti lo definisce come un personaggio "arcano e strano", una "sorta di Pan di pura fantasia", che abita le grotte e le macchie della montagna.
Uso Linguistico: L'espressione era impiegata anche nella bestemmia ("Dio Diàntene!") o come esclamazione per indicare una grande sorpresa, un guaio, o per descrivere qualcuno estremamente vivace o anomalo: "É ‘l Diàntene!" o "Pare 'l Diàntene!".
3. Ipotesi Etimologica
Una possibile ipotesi (non pienamente confermata) fa risalire la parola Diàntene (Diàn-te-ne) al verbo greco antico díanthō, che significa "rifiorire". In senso metaforico, potrebbe alludere a un essere che "non muore mai", rimanendo sempre forte.
In conclusione, il Diàntene non è semplicemente il diavolo, ma un'entità complessa che funge da espressione popolare per il mistero, la forza e il lato selvaggio del Monte Cucco, incarnando sia il timore che il fascino dell'ignoto.
Variante: la leggenda del Diantene mendicante
La variante della leggenda, diffusa tra le comunità del Monte Cucco, e riportata da Puletti, è quella del Diantene mendicante e capovolge parzialmente il ruolo malvagio del Diàntene.
1. La Prova della Carità
Il Diàntene si camuffa, scendendo nel paese (spesso si intende Costacciaro o i borghi vicini) sotto le spoglie di un povero mendicante o di un viandante in cerca di aiuto e di elemosina.
Questo travestimento è una sorta di prova morale: il demonio non viene a terrorizzare, ma a testare la carità e la generosità degli abitanti. Le persone vengono giudicate in base a come reagiscono alla richiesta di aiuto del povero.
2. La Ricompensa o la Punizione
A seconda della risposta ricevuta, il Diàntene agisce come una forza naturale in grado di influenzare il destino e l'economia rurale:
La Ricompensa: Coloro che dimostrano pietà e offrono aiuto o un tozzo di pane al mendicante vengono ricompensati dal Diàntene. La sua ricompensa si manifesta attraverso un'abbondanza inaspettata: le loro terre godono di un buon raccolto, i loro granai si riempiono e il bestiame prospera.
La Punizione: Chi invece si mostra avaro, egoista e rifiuta l'elemosina, subisce la punizione del Diàntene, che gli procura un cattivo raccolto, siccità o altre sfortune.
Il Significato del Mito
Questa particolare storia rivela come le credenze popolari utilizzassero figure spaventose come il diavolo (Diàntene) non solo per spiegare le disgrazie (come accade con la Buca del Diàntene), ma anche per rafforzare i valori sociali e l'etica comunitaria.
Il Diàntene in questo racconto funge da "giustiziere cosmico": punisce l'avarizia e premia la generosità, ricordando agli abitanti che l'aiuto reciproco è fondamentale per la sopravvivenza in un ambiente aspro come la montagna. È un classico esempio di come il folklore mescoli elementi cristiani (la carità) con le antiche credenze legate al controllo delle forze naturali.