L'Eredità di Woody Allen
L'Eredità di Woody Allen
Relazione di Giuseppe Carbone
21 Febbraio 2024
“L’ eredità di Woody Allen” di Giuseppe Carbone
L’intervento di Giuseppe Carbone all’Università della Terza Età Città di Gubbio il 21/02/2024 prende lo spunto dalla cinematografia di Woody Allen, oggetto dell’attività di Cineforum appena conclusa, per mettere in evidenza, con tanto acuta quanto originale analisi, come uno degli aspetti fondamentali dell’opera del cineasta americano sia stato poi ripreso da molti attori comici italiani, soprattutto tra di essi Massimo Troisi, Carlo Verdone, Roberto Benigni e Nanni Moretti.
Questo tema, trattato in moltissimi film di Woody Allen, è quello della fragilità e del senso di inadeguatezza che affligge il maschio moderno nella nostra società. Queste caratteristiche si evidenziano nell’ossessione dell’ ipocondria, nella difficoltà di rapportarsi con gli altri soprattutto nei riguardi dell’altro sesso, nel complesso di inferiorità e conseguentemente nello scarsissimo senso di autostima.
E' interessante notare come, analogamente a quanto avvenuto per Woody Allen, questi aspetti caratteriali non sono volutamente costruiti dai comici sopra citati, ma rappresentano parte della loro reale personalità: Troisi per la propria insicurezza disarmante, Verdone per la sua congenita ipocondria, Benigni per gli atteggiamenti di infantile comicità, Moretti infine per i perenni dubbi e incertezze.
Le radici e le ragioni di queste problematiche esistenziali vanno in parte ricondotte, secondo il relatore, alla mancata o scarsa presenza della figura del padre nella società moderna per cui l’individuo bambino stenta a recidere il cordone ombelicale con la propria madre e ad acquisire quell’indipendenza e quella sicurezza che solo la figura paterna può essere in grado di offrirgli.
Come conseguenza di tutto ciò assistiamo ad individui adulti di trenta e più anni che non hanno superato psicologicamente l’età preadolescenziale, che non hanno completato quel percorso per cui dall’essere bambini si passa poi a diventare adulti.
Questo cambiamento nella personalità del maschio si è manifestato soprattutto dagli anni Settanta, con la scomparsa della società contadina e artigianale in cui la figura del padre era preminente nella famiglia e quindi interveniva positivamente nella crescita e nella formazione caratteriale del bambino.
A riprova di ciò è interessante il confronto degli attori sopra citati con quelli dell’epoca immediatamente precedente (Gassman, Tognazzi, Sordi, Manfredi) tutti contraddistinti da forti personalità, caratterizzate da uno spiccato senso dell’io.
Tutto quanto detto si esplicita in quei personaggi epigoni di Woody Allen nella totale inadeguatezza nel rapportarsi soprattutto con l’altro sesso. L’individuo insicuro tende a rifugiarsi in una figura femminile forte che riproduca in qualche modo il rapporto avuto con la madre. Una condizione questa che, anziché aiutarlo, non può che inevitabilmente sfociare in un ancor più grave conflitto perché in realtà così la personalità maschile è falsata nella sua primitiva natura.
Di questi temi Woody Allen è stato precursore ed eccezionale interprete, i suoi personaggi non fanno altro che riflettere la sua stessa vita fatta di sedute psicanalitiche mai risolutive dei suoi problemi, di rapporti sentimentali sempre problematici e alla fine fallimentari, di una maniacale ipocondria e di tutte quelle insicurezze che sono proprie del maschio della società moderna occidentale.