"Laboratorio di Mosaico."
Giovedì 21 Gennaio 2025 alcuni Soci dell'Università della Terza Età Città di Gubbio hanno avuto l'opportunità di vivere l'esperienza "Benvenuti nella domus dai tappeti di pietra"...realizziamo un mosaico" con la guida delle operatrici del Museo del Palazzo dei Consoli. Paola Manuali e Anna Rita Nardelli, nella sede di via Bruno Buozzi.
L'esperienza, molto interessante ed istruttiva, ha permesso loro di conoscere la tecnica del mosaico, antica e di grande effetto decorativo, e si è conclusa con la realizzarzione di un semplice quanto prezioso manufatto.
MOSAICO
Il mosaico è una rappresentazione o una decorazione realizzata accostando piccole tessere colorate di materie resistenti (pietra, marmo, terracotta, vetro, smalti, ecc). Le tessere, più o meno regolari, sono fissate con un legante.
Il termine "mosaico" deriva da "Muse", le nove figlie di Giove protettrici delle arti.
Questa tecnica ha origini molto antiche: iniziò a diffondersi nel mondo orientale tra il IV e il III millennio a.C., si affinò presso i Greci in età classica, ma raggiunse la più alta raffinatezza e precisione tecnica nella Roma imperiale per poi continuare ad essere perfezionata in epoca bizantina.
E' con i Romani che il mosaico non fu più considerato ornamento esclusivo dei pavimenti (tappeto di pietra), ma venne esteso alla pareti e alla volte (opus musivum), divenendo parte integrante dell'architettura.
TECNICHE DI COMPOSIZIONE
Le tecniche che caratterizzarono il mosaico romano furono numerose.
1. La più semplice era l'"opus signinum" realizzata con cocciopesto (frammenti di anfore, tegole e calce), poi ricoperto da un sottile strato di intonaco rosso in cui si inserivano tessere di pietra o di marmo bianche, in modo da creare disegni geometrici.
2. Le più raffinate erano:
• l'"opus tessellatum" formata da piccoli tasselli di pietra o marmo quadrangolari, piuttosto uniformi, tagliati con la "martellina" su un cuneo in metallo fissato ad un ceppo.
I colori tipici del tessellato erano il bianco (pietra calcarea) e nero (basalto).
• l'"opus vermiculatum" utilizzava piccolissimi frammenti di pietre e marmi colorati.
Con la tecnica del vermicolato venivano realizzati anche gli emblémata, piccole raffigurazioni policrome, eseguite in una bottega ed inserite al centro di un pavimento a mosaico di qualità più modesta.
3. L'"opus séctile" realizzata con lastre di marmo pregiato (crustae) colorate, di forme varie e grandi dimensioni. Le lastre venivano ritagliate con seghe metalliche in modo da combaciare perfettamente tra loro, senza lasciare spazi intermedi.
Di gran lusso e molto costosi, questi pavimenti erano destinati alle residenze imperiali e ai più importanti edifici pubblici. Attraverso l'opus vermiculatum e l'opus sectile il mosaicista riusciva a realizzare decorazioni che sembravano delle vere e proprie pitture.
FASI DI REALIZZAZIONE DI UN PAVIMENTO A MOSAICO
1. PREPARAZIONE DEL SUPPORTO
Le superfici che accoglievano un mosaico venivano scavate, spianate e compresse. Poi si procedeva alla stesura di quattro strati di intonaco.
Il primo strato (statumen) poteva anche mancare nel caso di un terreno molto compatto come la roccia calcarea. Era composto da:
• pozzolana
• coccio a grana grossa
• polvere di marmo
• grassello
Il secondo strato (rudus) serviva per livellare il terreno da eventuali irregolarità. Era composto da:
• pozzolana
• coccio a grana media
• polvere di marmo
• grassello
Nel terzo strato (nucleus) il pictor parietarius trasferiva il disegno preparatorio. Era composto da:
• polvere di marmo o cocciopesto
• grassello
Nel quarto strato il pictor tessellarius o il pictor musivarius inserivano le tessere. Quest'ultimo strato andava steso poco per volta in base al lavoro che si effettuava in giornata al fine di evitare che si indurisse troppo. Era composto da:
• sabbia
• grassello
2. DISEGNO PREPARATORIO
Sulla superficie ancora fresca del nucleus era tracciato il disegno preparatorio:
• in modo sommario con il pennello intriso di ocra rossa (sinopia)
• con la tecnica dello spolvero si bucherellavano i contorni del disegno e quindi, fissato il cartone sul letto di malta, vi si batteva sopra con un sacchetto pieno di polvere colorata in modo da lasciarne la traccia.
Inizialmente soltanto pochi artisti erano in grado di realizzare i mosaici e quindi si spostavano di città in città a seconda delle committenze.
In seguito, per far fronte alle richieste sempre più numerose, sorsero botteghe e scuole di mosaicisti in tutte le province dell'impero romano. Inoltre i disegni iniziarono a viaggiare sotto forma di cartoni o album di schizzi: in questo modo artisti di città diverse e lontane potevano utilizzare cartoni di altri mosaicisti, modificandoli e adattandoli alle loro esigenze.
La scelta del soggetto era legata al tipo di edificio (es: terme), alla destinazione del singolo ambiente (es. triclinio, atrio) o alle predilezioni del committente o dell'artista (es. scene tratte da importanti avvenimenti storici, poemi, tragedie o miti).
3. INSERIMENTO DELLE TESSERE
Le tessere venivano disposte sul disegno senza però farle affondare completamente poiché, una volta completato l'inserimento, il pavimento veniva battuto in modo da farle scendere al livello desiderato.
In questo modo la calce in eccedenza saliva in superficie e, una volta indurita, si asportava facilmente con delle spazzole di saggina. Con questa particolare tecnica il legante entrava a far parte integrante del mosaico: stucco e tessera infatti diventavano un corpo unico.
Si possono ancora ammirare dei mosaici romani che, dopo essere stati esposti per secoli a pioggia, vento e intemperie, conservano ancora la compattezza dei due materiali.
LA BOTTEGA
La realizzazione di un mosaico richiedeva diverse professionalità suddivise in:
ARTIGIANI
Tagliapietre: tagliavano in blocchi le rocce e i marmi gia nelle cave.
Il taglio del blocco di marmo era praticato conficcando a colpi di mazza dei grossi cunei nella "tagliata" (fessura).
Per il taglio del blocco in parete, i cavatori lavoravano assicurati a una corda e sostenuti solo da una tavoletta di legno.
I blocchi, una volta tagliati, venivano fatti scendere lungo il pendio su una specie di slitta (lizza) trattenuta da funi avvolte a colonnine di legno o pietra infisse nel terreno. La lizza era fatta scivolare su travi di legno ingrassate.
Sul piazzale della cava avveniva la prima fase di lavorazione e sbozzatura del blocco.
Infine i Marmorai sezionavano i blocchi in lastre e li levigavano.
Lapidarius structor: spaccava la pietra fino a ridurla in tessere regolari che poi lucidava (scalpellino)
Calcis coctor: produceva la calce
Pavimentari: stendevano gli strati di impasto su cui venivano inserite le tessere
Quadretari: disponevano artisticamente le lastre di diverse forme e misure nelle pareti e nei pavimenti.
ARTISTI
Pictor imaginarius: ideava il disegno e lo tracciava sul cartone, suggerendo i colori.
Pictor parietarius: trasferiva, con il pennello o con lo spolvero, il disegno dal cartone alla parete o al pavimento, ingrandendolo in base allo spazio da decorare.
Pictor tessellarius: eseguiva l'opus signinum o tessellatum sul pavimento.
Pictor musivarius: eseguiva le composizioni a mosaico più complesse e raffinate grazie alla perfetta conoscenza delle proprietà dei materiali, delle molteplici gradazioni dei colori e dell'arte del comporre.